16 agosto 2009

Giappone - Giorno 10: Takamatsu
(Isola di Shikoku)

Verso le 9 Chakie e’ venuta a prenderci in macchina per andare a Takamatsu, una citta’ che si trova in Shikoku (una delle isole maggiori giapponesi connesse da ponti). Il viaggio e’ durato circa 3 ore, facendo una sosta dopo il primo ponte per vedere un po’ il panorama sull’oceano pacifico. Era la prima volta che vedevamo l’oceano in Giappone. Shikoku e’ connessa ad un’isola piu’ piccola, la quale e’ connessa alla terraferma quindi per arrivare la abbiamo dovuto prendere due ponti. Sul lato superiore dei ponti c’e’ la strada mentre sotto si trovano i binari del treno. A Takamatsu siamo andati soprattutto per vedere i giardini del Parco Ritsurin, i quali sono considerati fra i 3 piu’ belli di tutta la nazione ed e’ li che abbiamo speso la maggior parte del pomeriggio. Non c’erano tanti fiori perche’ siamo ancora un po’ fuori stagione, ma c’era ancora qualche ciliegio in fiore, nonostante fossimo cosi’ a sud. Chakie ci ha portato a mangiare udon in un ristorante tipico con prezzi ridicoli, un pasto abbondante costava ¥300 ($3/€2.40).
Il resto della serata, nella via del ritorno, l’abbiamo passato facendo delle soste veloci per vedere altre cose e quando siamo arrivati ad Osaka erano gia’ le 20:00 circa. Siamo andati a cena in un ristorante di sushi self-service. Funziona cosi’: ci si siede a tavola e c’e’ un nastro trasportatore che attraversa tutto il ristorante. Ogni piattino costa 100 yen ($1/€0.70), le porzioni di sushi piu’ grandi o piu’ costose arrivano con doppio piattino. Uno scegli i piattini col tipo di sushi che vuole e quando ha finito li mette in una buca al tavolo che conta i piattini e tira le somme, poi la cameriera porta il conto (e le bevande). C’e’ anche uno schermo con una tastiera per ordinare del sushi speciale, quando quello arriva suona un campanello al tavolo per indicare che la porzione ordinata e’ li, ed e’ servita su un piattino di diverso colore che vuol dire: riservato, così la gente non lo prende per sbaglio. Insomma, oltre a mangiare bene e pagare poco, si ha la massima efficienza ed e’ divertente. Avevo già mangiato in un posto simile a Honolulu, dove ci sono due ristoranti di una catena che e’ appunto giapponese. Dopo cena siamo tornati in albergo, ed abbiamo salutato Chakie con la promessa di non aspettare altri 10 anni prima di rivederci.
Domani si va a Hiroshima. Nessun terremoto.

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