16 agosto 2009

Giappone - Giorno 10: Takamatsu
(Isola di Shikoku)

Verso le 9 Chakie e’ venuta a prenderci in macchina per andare a Takamatsu, una citta’ che si trova in Shikoku (una delle isole maggiori giapponesi connesse da ponti). Il viaggio e’ durato circa 3 ore, facendo una sosta dopo il primo ponte per vedere un po’ il panorama sull’oceano pacifico. Era la prima volta che vedevamo l’oceano in Giappone. Shikoku e’ connessa ad un’isola piu’ piccola, la quale e’ connessa alla terraferma quindi per arrivare la abbiamo dovuto prendere due ponti. Sul lato superiore dei ponti c’e’ la strada mentre sotto si trovano i binari del treno. A Takamatsu siamo andati soprattutto per vedere i giardini del Parco Ritsurin, i quali sono considerati fra i 3 piu’ belli di tutta la nazione ed e’ li che abbiamo speso la maggior parte del pomeriggio. Non c’erano tanti fiori perche’ siamo ancora un po’ fuori stagione, ma c’era ancora qualche ciliegio in fiore, nonostante fossimo cosi’ a sud. Chakie ci ha portato a mangiare udon in un ristorante tipico con prezzi ridicoli, un pasto abbondante costava ¥300 ($3/€2.40).
Il resto della serata, nella via del ritorno, l’abbiamo passato facendo delle soste veloci per vedere altre cose e quando siamo arrivati ad Osaka erano gia’ le 20:00 circa. Siamo andati a cena in un ristorante di sushi self-service. Funziona cosi’: ci si siede a tavola e c’e’ un nastro trasportatore che attraversa tutto il ristorante. Ogni piattino costa 100 yen ($1/€0.70), le porzioni di sushi piu’ grandi o piu’ costose arrivano con doppio piattino. Uno scegli i piattini col tipo di sushi che vuole e quando ha finito li mette in una buca al tavolo che conta i piattini e tira le somme, poi la cameriera porta il conto (e le bevande). C’e’ anche uno schermo con una tastiera per ordinare del sushi speciale, quando quello arriva suona un campanello al tavolo per indicare che la porzione ordinata e’ li, ed e’ servita su un piattino di diverso colore che vuol dire: riservato, così la gente non lo prende per sbaglio. Insomma, oltre a mangiare bene e pagare poco, si ha la massima efficienza ed e’ divertente. Avevo già mangiato in un posto simile a Honolulu, dove ci sono due ristoranti di una catena che e’ appunto giapponese. Dopo cena siamo tornati in albergo, ed abbiamo salutato Chakie con la promessa di non aspettare altri 10 anni prima di rivederci.
Domani si va a Hiroshima. Nessun terremoto.

Giappone - Giorno 9: Osaka – Koyasan

Chiakie e’ venuta a prenderci in ostello alle 9:15 e siamo andati alla stazione dove abbiamo incontrato la sua amica Tomoka (che avevo gia’ conosciuto a Honolulu). Tomoka non parla molto inglese quindi per comunicare e’ stato un miscuglio di inglese, giapponese e qualche traduzione di Chakie. Insieme abbiamo preso il treno per Koyasan, un paese di montagna a circa un’ora e mezzo di treno da Osaka famoso (dichiarato patrimonio mondiale culturale dall’UNESCO) per i santuari ed il cimitero. La giornata era abbastanza cupa, con un cielo grigio scuro e speravamo che non ci rovinasse la gita. Il viaggio in treno e’ stato divertente perche’ arrivati ad una stazione un gruppo di ragazzine in uniforme scolastica ci hanno visto e puntando le dita verso di noi sono scoppiate a ridere (a causa del colore degli occhi di Lindsey penso), quando sono salite in treno le abbiamo salutate e scambiato qualche frase, erano tutte interessate alle nostre vicende e estremamente sorprese che parlassi un po di giapponese ed abbiamo anche fatto qualche foto. Arrivati alla fine della linea ferroviaria abbiamo dovuto prendere la funicolare che sale su un pendio molto ripido e ci ha portato in cima dove c’era la stazione dei bus dove abbiamo preso il nostro per Koyasan, il tragitto in bus e’ durato circa 15 minuti su una strada che attraversava fitte foreste di betulle. Scesi dal bus ci siamo diretti verso uno dei tempi che da portale al paese. Di dimensioni alquanto ampie, questo tempio e’ circondato da alberi centenari enormi ed ammirandoli non si puo’ far a meno di sentirsi veramente minuscoli. Abbiamo percorso la via che va dal tempio attraverso il paese ed abbiamo potuto ammirare altri templi finche’ siamo arrivati all’ingresso del cimitero. Di cimiteri ne avevo gia’ visto in Giappone, quindi prima di arrivare qui non sapevo esattamente cosa avesse questo di speciale; quello che ha di speciale e’ che e’ antico… ma proprio antico ed e’ uno spettacolo sia impressionante cha affascinante. Nel pomeriggio si e’ messo a piovere ma avevamo ombrelli (nota culturale: tutti gli alberghi in giappone offrono ombrelli in prestito e negozi e ristoranti hanno sacchetti per ombrelli in modo che non colino per il pavimento). La pioggia non ci ha rovinato la visita, anzi, direi che ha aggiunto alla magia del posto. Essere in una foresta centenaria (gli alberi sono stimati avere circa 600 anni) con tombe coperte da un fitto muschio, dove tutto e’ di un verde profondo ha un fascino incredibile, si diventa quasi parte dell’ambiente. La parte antica del cimitero e’ di una bellezza insolita ed anche solo ad attraversarla si sente un certo senso di pace. Abbiamo passato quasi due ore li, facendo foto e contemplando le varie pietre, lanterne, altari e torii e non lo abbiamo nemmeno visto tutto.
Dopo aver ripreso il bus (ha smesso di piovere) per un paese vicino abbiamo pranzato (soba e udon) e poi ci siamo diretti verso la funicolare per poi riprendere il treno per Osaka che, poco stranamente, e’ partito in perfetto orario.
Chakie ci ha portato ancora una volta in giro per la citta’ mostrandoci parti nuove e dopo aver camminato per un po siamo andati a cena. La cena stasera e’ stata l’Okonomiyaki, una specie di omelette fatta con verdure e frutti di mare. Il ristorante dove siamo andati era elegantino, al secondo piano di un edificio in una via popolata dal via vai di giovani ed anche questo aveva una piastra calda al centro del tavolo, inoltre offriva tutti e tre i tipi di Okonomiyaki (stile Hiroshima, stile Osaka e stile Honshu, che differiscono nella preparazione e presentazione). Il pasto era preparato in cucina (anche questa a esibizione) e poi portato nella piastra a tavola. Insieme al pasto ho preso un sake caldo, al quale ci sto prendendo gusto, accompagnamento perfetto per pasti a base di pesce.
Stanotte non ci sono state scosse di terremoto (mica tutti i giorni e’ festa, quello della notte prima era il benvenuto a Osaka).

Giappone - Giorno 8: Osaka

Il nostro shinkansen e’ arrivato in stazione ad Osaka (Shin-Osaka, la stazione dei treni veloci) a mezzogiorno e cinque, in perfetto orario (strano eh?) ed all’uscita dei binari c’era la mia amica Chakie ad aspettarci. Anche se non ci vedevamo da circa otto anni mi ha visto subito e si e’ lanciata in un saluto con la tipica esuberanza giapponese (quella riservata alle persone che conoscono). Chakie lavorava al padiglione giapponese a Epcot (Walt Disney World) mentre io lavoravo a quello Italiano e quindi siamo stati amici e vicini di casa per un anno. Mentre ero all’universita’ a Honolulu era pure venuta a trovarmi per un paio di giorni. E’ sempre bello rivedere vecchi amici, soprattutto quando il tempo sembra passare cosi’ velocemente da non rendersene conto. Un attimo hai 25 anni, ti giri e ne sono passati 13. Penso che la mia vita sia l’essenza del detto “cogliere l’attimo fuggente” – non la vorrei in nessun’ altra maniera.
Chakie aveva preso 3 giorni liberi in modo da stare con noi e poterci mostrare la sua citta’ ed i dintorni.
Osaka e’ la terza citta’ piu’ grande del Giappone (o la seconda? Non ricordo piu’) e, come Tokyo, mostra un forte sviluppo urbano, anche se la differenza con Tokyo si vede. Molta gente dice che la vita notturna a Osaka non ha nulla da invidiare a Tokyo, anzi, la sorpassa. C’e’ che dice che a Tokyo c’e’ piu’ varieta’ di intrattenimento. A me piacciono entrambe, ognuna ha diverse cose da offrire e la posizione di Osaka la rende un’ottima citta’ come base per gite di un giorno. Ed infatti ce ne siamo resi conto spesso, decidendo di usarla per buona parte del nostro soggiorno; dapprincipio dovevamo stare qui solo una notte, poi invece abbiamo pernottato quattro notti in parte anche per la qualita’ del nostro ostello.
Non avevamo prenotazione (come al solito) pero’ al centro informazioni della stazione ci hanno aiutato a contattare vari alberghi/ostelli fino a trovarne uno disponibile e con prezzi per le nostre tasche. Siamo cosi’ finiti al Shin-Osaka International Youth Hostel a pochi minuti a piedi dalla stazione. Per togliere il commento di mezzo subito subito: il piu’ bello ostello in cui sia mai stato e che abbia mai visto. SHYH occupa il nono e decimo piano di un grande palazzo di buon gusto architettonico e moderno (spiacente, ci siamo dimenticati di fare foto) a forma di martello. La reception e’ ampia e nello spazio comune si trovano computer con accesso a internet (e wi-fi), una libreria piuttosto fornita di manga e libri di viaggio per chi desiderasse scoprire altre destinazioni, tavolini e divano, armadietti con lucchetto gratis e la sera offrono pure un servizio di te e caffe gratis. Nei bagni, oltre alle docce si trova pure un onsen (bagno caldo comune). Ce n’e’ uno per gli uomini e uno per le donne. Come ho detto ci siamo trovati talmente bene che aggiungendo una notte alla volta abbiamo pernottato li quattro notti.
Sbrigate le formalita’ e lasciati i bagagli, Chakie ci ha portato in giro a vedere la citta’. Prima siamo stati in un parco con dei giardini ben curati e poi nel quartiere di Ginsekai dove si trova la torre di Osaka (foto inclusa). Di solito descrivo i quartieri della citta’ con termini quali: bello, pulito, rumoroso, etc. per Ginsekai invece non riesco a trovarne uno piu’ adatto di “buffo” – Diciamo che e’ un quartiere diverso dal solito, sia i negozi che la gente presente hanno un aria di divertente, e’ difficile spiegarsi, bisogna vederlo.
Dopo Ginsekai, Chakie ci ha portato da un’altra parte della citta’ a cena. Anche qui il livello di intrattenimento e’ stato abbastanza alto. Il vantaggio di uscire con una persona del luogo (specialmente in una paese di cultura e lingua diversa) e’ che si provano cose che i turisti normali non provano, e cosi’ Chakie ci ha portato a mangiare Tako Yaki. Tako in giapponese vuol dire polpo, ed in questo tipo di ristorante (come si puo’ vedere nelle foto) ogni tavolo ha 4 piastre dove, una volta deciso cosa prendere, i camerieri versano gli ingredienti (noi abbiamo fatto tutte e quattro le piastre con gusti vari: polpo, gamberi, formaggio, cipolline verdi e altro) e li si lascia cuocere. La base e’ una pastella di farina, ma prima di versare quella bisogna oliare le piastre con un pennello, tutto il necessario e’ sul tavolo. Una volta che la piastra e’ calda ed il fondo e’ cotto si gratta la parte di sopra e la si spinge nei buchi. Quando diventa ben cotta, con i bastoncini si capovolgono queste mezze palline cosicché anche l’altra parte cuoce e si ottengono palline belle tonde di polpo (o qualunque cosa si voglia). Il Taco Yaki e’ stato tanto buono quanto divertente, nelle foto si vede anche quanto sia caldo, con Chakie e Lindsey che si sono bruciate la lingua.
Dopo il ristorante Chakie ci ha portato su una ruota panoramica in centro città (questa definizione a Osaka non va tanto bene, infatti sembra che abbia tanti centri-citta’, sembra quasi New York in steroidi) dalla quale abbiamo potuto ammirare la citta’ di notte e fare qualche foto (il mio nuovo obbiettivo ha fatto miracoli). Rientrati in ostello ci siamo dati appuntamento per l’indomani mattina per andare in un posto chiamato Koya-San, pare ci sia un vecchio cimitero. Se Chakie dice che vale la pena vederlo, deve essere vero. Sono stato al computer fino a tardi nel salottino ed all’una del mattino ho avuto modo di sentire gli effetti della geologia locale: tutto ad un tratto l’edificio intero si e’ messo a tremare e dalla finestra vedevo l’altra parte del palazzo muoversi (anche quella dov’ero io si muoveva ovviamente). Ci sono state tre scosse brevi di terremoto. L’indomani ho saputo che l’epicentro era proprio sotto Osaka ed il terremoto ha registrato il primo grado della scala Richter. Lindsey dormiva e non se ne e’ accorta. E’ stata una giornata lunga ed e’ ora di andare a dormire, il gallo canta presto. Oyasumi-Nasai! (Buona Notte!).
Ah dimenticavo... Yattaman! Stanno rifacendo la serie in TV e mi e' sembrato il caso di fare la foto alla pubblicita' nella stazione.

16 aprile 2008

Giappone - Giorno 7: Kyoto

L’antica capitale del Giappone e’ famosa per la moltitudine di templi, giardini e ciliegi che, purtroppo per noi, avevano gia’ perso i fiori quando siamo arrivati ma cominciavano gia’ a mettere le foglie. Ci siamo subito diretti verso il tempio principale che in questo momento e’ in mantenimento. Intorno al tempio hanno costruito un hangar che avrebbe tranquillamente potuto ospitare un Boeing 747, anzi, facciamo un Airbus A380 per dare un po’ di credito agli europei. Una guida che abbiamo incontrato li, o piuttosto, che ci e’ venuto incontro perché, come molti giapponesi, aveva voglia di praticare un po’ d’inglese, ci ha detto che il tempio ha circa 1000 anni (e’ davvero immenso) ed e’ costruito interamente in legno ad incastro, senza alcun chiodo. Abbiamo camminato per una decina di minuti verso un ostello descritto nella guida Lonely Planet (che dal viaggio in Peru’ e’ ormai la nostra compagna preferita); l’ostello era molto carino, nuovo, dall’aria moderna, bei colori e pulito, purtroppo era pieno. La ragazza alla reception ha fatto un paio di telefonate per noi per vedere se c’era posto in altri ostelli/alberghi ma, Kyoto essendo Kyoto, cioe’ destinazione di pressoché tutti i turisti che visitano il Giappone, inclusi molti turisti giapponesi, non c’era nulla. Siamo infine riusciti a trovare una stanza in un ostello vicino al palazzo imperiale. Arrivati li dopo aver preso la metro la prima impressione e’ stata, senza mezzi termini, quella di bettola. Perlomeno la stanza, pur piccola, era pulita e non la dividevamo con nessuno.
Il tempo era bellissimo, un sole caldo splendeva nel cielo senza una nuvola per la prima volta dal nostro arrivo in Giappone e cosi abbiamo deciso di cambiare i termini del metodo preferito di esplorazione (a piedi) con il noleggio di una bicicletta. Anche nelle citta’ piu’ grandi, in Giappone molta gente va in bicicletta e pur non essendoci corsie apposite (si va nel marciapiede; ci sono pero’ le corsie per biciclette negli incroci quando si attraversa) vige la solita legge della cortesia nipponica: chiunque altro ha la precedenza. Il noleggio della bici ci e’ costato $5/€3.30 per la giornata, una cifra quasi ridicola tanto bassa. Kyoto, pur essendo una metropoli, una volta allontanatisi dall’area della stazione, sembra piu’ un immenso giardino (non a caso si e’ valsa il soprannome di citta’-giardino). Con la bicicletta abbiamo costeggiato uno dei fiumi che separano le varie aree della citta’ godendoci a pieno questa splendida giornata. Siamo risaliti lungo il fiume fino ad arrivare ai giardini municipali dove abbiamo trascorso un paio d’ore ad ammirare grandi giardini di tulipani di tutti i colori e fiori di altri tipi. Il giardino aveva anche una buona collezione di bonsai, stagni e rigagnoli. Finita la visita ai giardini, abbiamo ripreso la bicicletta (notando che molte biciclette non hanno la catena antifurto) per percorrere un paio di chilometri verso il centro ed il quartiere di Gion, dove si possono ancora vedere le Geisha e loro apprendiste. La strada che percorre Gion, con un ruscello da un lato e filari di ciliegi, e’ considerata la via piu’ bella di tutta l’Asia; vedendola non potevamo che essere d’accordo. Siamo arrivati li subito dopo il tramonto (che ci siamo goduti dalla bicicletta) e la zona era gia’ tutta illuminata con un via vai continuo di gente, sia turisti che gente del luogo. I neon dei negozi si mischiavano alle luci delle lanterne appese fuori dai locali e la strada profumava di odori provenienti dalla miriade di ristoranti. Per caso siamo passati davanti ad un ristorante in una strada meno turistica e quello che abbiamo visto da fuori ci ha fatto venire una voglia matta di entrare (eravamo affamati). All’ingresso c’era un acquario con seppie e dentro nella zona cucina c’erano 4 cuochi indaffarati a preparare sushi e sashimi (foto inclusa); come bonus non c’erano turisti ma solo giapponesi, quindi un buon segno, ed il ristorante era quasi pieno. I posti a sedere erano dal bancone intorno alla cucina per poter vedere la preparazione del cibo. Il cameriere ci ha accolto e ci ha portato il menu (sia in giapponese che in inglese). Abbiamo ordinato un sacco di porzioni differenti per provare un po di tutto ed abbiamo diviso (come facciamo di solito). In quel ristorante ho mangiato il miglior sashimi che abbia mai mangiato (il sashimi e’, solitamente, composto da filetti di pesce crudo con salsa di soya o wasabi) e le porzioni erano generose. C’era anche del polpo, gamberi, calamari e sushi e zuppe a tutte le maniere. E’ stato di gran lunga il pasto piu’ caro della nostra vacanza ($61/€39 in due incluso Sake) ma in Europa o negli Stati Uniti ci sarebbe costato il doppio o triplo. In seguito inviero’ le foto dei piatti cha abbiamo mangiato.
Abbiamo trascorso un’oretta a passeggiare prima di riprendere la bici e pedalare verso il nostro ostello/bettola. Alle 22:00 ero gia’ a letto, un record in questo viaggio di sere tarde e levatacce all’alba.

15 aprile 2008

Giappone - Giorno 6: Takayama

Ancora una volta la sveglia ha suonato presto e stavolta il treno ci ha portato a Takayama, una cittadina di bassa montagna famosa per le feste di Primavera. Avevamo intenzione di starci per la notte ma gli albergi li erano tutti pieni per una festa locale. I luoghi che abbiamo attraversato nelle Alpi Giapponesi erano abbastanza diversi da quelli che abbiamo visto in passato. Percorrendo una buona parte della ferrovia affianco ad un fiume il treno ci ha portato attraverso valli e canyon, ciliegi in fiore, case di campagna, campi, cascate e alte montagne con le vette innevate. A rendere il viaggio ancora piu’ interessante e’ stato il commentario, sia in giapponese che in inglese, dato attraverso gli altoparlanti del treno, ad indicare i vari luoghi di interesse. Il paesaggio era bellissimo con caratteristiche nettamente alpine.
A Takayama siamo sbarcati dal treno (pieno) e dopo aver preso i programmi del festival all’ufficio ci siamo incamminati verso il centro. Appena fuori dalla stazione siamo stati attratti da un negozio di prodotti tipici nel quale si poteva assaggiare tutto, ma proprio tutto. Tra assaggi di verdure, frutta , dolci, carne e pesce penso che siamo rimasti nel negozio per almeno mezz’ora. Dopo aver assaggiato l’equivalente di un pranzo di 3 portate piu’ dolce (si, abbiamo anche comprato qualcosa) ci siamo rincamminati verso il centro scoprendo che questo paese offre un sacco di assaggi. Prima di arrivare alla nostra destinazione, senza timore alcuno, abbiamo assaggiato molto di piu’ per i negozi lungo la strada.
il paese era pieno di gente; lungo una delle strade accompagnate da un lato da un fiume si vedevano bancarelle per la vendita di prodotti di ogni genere, da dolci locali, a filetti di trote arrosto allo spiedino, sakè e altro. Nella piazza principale, alla quale abbiamo accesso tramite un bellissimo ponte arancione, c’erano i carri della parata, gente in costumi tipici e storici e tante altre bancarelle. La risposta a quello che vi state chiedendo è sì.
Abbiamo fatto una passeggiata verso la cima della collina attraverso boschi, per vedere la città dall’alto e ci siamo soffermati per un po’ a contemplare il panorama e la calma del luogo. La nostra attenzione è stata richiamata dai suoni della festa, flauti e tamburi, e cosicché siamo riscesi per vedere la parata e lo spettacolo delle marionette. Takayama ha una storia affascinante e la parata rappresenta un po’ la storia della città e le sue tradizioni. Non mi dilungherò più di tanto, comunque sono sicuro che si possano trovare informazioni su Wikipedia. Per pranzare ho comprato una bento box (riso, sushi e tempura) mentre Lindsey ha comprato uno spiedino di carne Hida che pur non essendo famosa quanto la carne Kobe fuori dal Giappone, e’ altrettanto buona. In verita’ devo dire che e’ probabilmente la carne piu’ saporita che abbia mai mangiato. Abbiamo mangiato su una panchina vicino ad un tempio ed un vecchio ponte sul lato del fiume in piena tranquillita’ e lontani dalla folla. Takayama e’ ricca di templi e ne abbiamo visitato vari prima di avviarci verso la stazione a prendere il treno per Nagoya, che, senza sorpresa alcuna, e’ partito in perfetto orario.

14 aprile 2008

Giappone - Giorno 5 : Magome e Sumago

Il nostro treno e’ partito in perfetto orario alle 7:05 con destinazione Nakatsugawa (1 ora e 20 minuti con l’Espresso), una cittadina di montagna. Il tragitto in treno e’ stato accompagnato dall’attraversamento di valli, fiumi e alte montagne, alcune coperte di neve. Il paesaggio e’ molto simile a quello alpino, non sara’ a caso che queste montagne si chiamano Alpi Giapponesi. Ad ogni passaggio, il controllore, uscendo dalla carrozza si gira e fa l’inchino.
Arrivati a Nakatsugawa, abbiamo preso il bus per Magome (durata 30 minuti). Magome e’ un paesino storico in montagna, ma sorprendentemente, faceva meno freddo che a Matsumoto. Ho approfittato del tempo buono per mettermi in maglietta e pantaloncini. Abbiamo lasciato gli zaini al centro informazioni, dove hanno un servizio che permette di riprenderli a Sumago, lasciando i turisti liberi di fare la passeggiata di 8 Km senza ingombro. Il paese di Magome e’ quello che nelle cartoline potrebbe rappresentare il tipico paesino rustico della campagna giapponese: una stradina centrale percorsa da un canale per lo scolo dell’acqua che arriva dalle montagne, sul quale si affacciano una miriade di negozietti di prodotti locali e ristorantini con specialità della zona. La via principale e’ adornata da mulini ad acqua e vasi di fiori. Abbiamo trovato molti prodotti a base di castagne, uno dei prodotti per i quali questa regione e’ conosciuta. La gente e’ sempre calorosa, fatto che abbiamo riscontrato in tutte le parti del Giappone nelle quali siamo stati e si fanno in quattro per aiutare anche senza capire l’inglese. Se chiediamo direzioni, non si limitano ad indicare la via, ma vogliono a tutti i costi accompagnarti in modo che diminuiscano le possibilita’ che tu ti perda. Eh si, secondo la cultura giapponese non sarebbe per nulla educato creare un inconveniente nei confronti di un’altra persona. Oltre alla calorosa accoglienza del popolo, devo dire che i Giapponesi sono con certezza le persone piu’ educate che abbia mai incontrato. E’ necessario che sfati un mito però: su tutte le guide ho letto che i giapponesi che non parlano inglese tendono ad evitare il contatto con gli stranieri, non per mancanza di cortesia ma piuttosto per il contrario: pensano che non essendo capaci di aiutarti possano in qualche modo crearti un inconveniente. Al contrario, oltre as salutare e fare l'inchino, tutte le persone con le quali ho cominciato una conversazione si sono dimostrate gentilissime e piu’ che decise ad aiutarci. In altri casi, molto spesso ci capita di essere salutati e fermati da Giapponesi che hanno una voglia matta di praticare un po’ d’inglese.
Dopo la visita al paese ci siamo incamminati con macchina fotografica alla mano per il nostro mini-trekking di 8 Km. Il sentiero ci ha portato su e giu’ per un paio di monti, attraversando sia zone coltivate che cascate, ruscelli e foreste. Ho sempre voluto visitare la campagna giapponese e sono contento che questo viaggio mi permetta di farlo. La nostra passeggiata e' stata costellata dai "Konnichi-wa" (Buon Pomeriggio) dei turisti giapponesi (non abbiamo ancora visto altri turisti stranieri qui, con nostro piacere) che andavano in senso contrario, ai quali abbiamo risposto con altrettanto vigore.
Nel mezzo pomeriggio siamo arrivati a Sumago, simile a Magome come stile ma appena piu’ piccola. Abbiamo pranzato li e ci siamo seduti su una panchina ad osservare la gente, mentre cominciava a pioggerellare leggermente. Dopo aver ripreso gli zaini all’ufficio turistico, siamo saliti sul bus per la stazione di un paesino vicino, Nagiso (10 minuti). Mentre aspettavamo il bus abbiamo conosciuto due ragazzi est-europei e scambiato un po’ di esperienze. Loro viaggiano in direzione opposta alla nostra. Il treno ci ha portato fino a Nagoya, la quarta citta’ piu’ grande del Giappone, che ci ha accolto con una pioggia quasi torrenziale. L’ostello nel quale passavamo la notte si trova a 15 minuti di cammino dalla stazione, per fortuna pioveva piu’ leggermente dopo un’oretta passata ad ammirare il labirinto di negozi nel sotterraneo della stazione. Nagoya e’ una citta’ fiorente e si vede, i negozi di grandi marche sono dappertutto, dall’abbigliamento al cioccolato e da’ un po’ l’impressione di essere a Tokyo coi suoi neon e strade larghe, ma basta uscire un po’ dalla zona della stazione che sembra aver cambiato citta’ ed essere in una molto piu’ piccola. L’ostello (dal nome impronunciabile e lunghissimo) e’ il piu’ grande che abbia mai visto, 8 piani e due ale. La signora alla reception era di una dolcezza indescrivibile, sembrava fatta di zucchero. Piu’ viaggio e piu’ mi chiedo come facciamo noi, nelle nostre nazioni occidentali (con un pochino di eccezione per gli Stati Uniti, dove la cortesia e' piu' comune), a sopportare l’arroganza e la mancanza di gentilezza delle persone che dovrebbero essere al nostro servizio? Mi rendo conto anche che gli italiani non vincono di certo alcun premio per cortesia e gentilezza con la loro diffidenza e menefreghismo del prossimo. Forse e’ una delle ragioni per le quali quando torno in Italia non mi sento piu’ a casa…
La nostra stanza (privata, non stile dormitorio) e’ decorata in stile giapponese coi tatami e tavolo con servizio da te, come al Ryokan di Matsumoto. Al piano di sopra ci sono le docce e il bagno comune, con una vasca enorme di acqua calda per rilassarsi come negli Onsen (bagni termali). Abbiamo deciso di passare due notti li, cosi’ non dobbiamo rimorchiarci gli zaini pesanti appresso e da qui domani possiamo fare una gita diurna a Takayama (anche’ perche’ li c’e’ un festival e gli alberghi sono tutti occupati).
Una cosa che non e’ facile trovare e costa abbastanza sono gli internet caffe’. Nella hall dell’ostello c’e’ un computer con internet che costa 100 Yen per 15 minuti, ma trovare wi-fi non e’ semplice, forse perche’ hanno tutti internet a casa (all’ostello di Tokyo lo avevamo ed anche 4 computer a disposizione di tutti gratis). A causa di cio’ mi e’ difficile inviare questo diario regolarmente, quindi abbiate pazienza.
Per la cena siamo andati a mangiare curry che qui e’ buono ed a buon prezzo. Ne ho preso un piatto con calamari fritti.

13 aprile 2008

Giappone - Giorno 4 : Matsumoto

La terza mattinata nel paese del Sol Levante e’ cominciata col levar del sole. Alle 5 ero già in piedi preparando la macchina fotografica per uscire a fare foto del Castello di Matsumoto all’alba. Un’altra visita al distributore automatico di lattine (ogni giorno proviamo un caffè diverso, e quello di oggi era il migliore che ci sia capitato finora) e poi via verso il castello. Durata della camminata: 2 minuti. Direi che il nostro Ryokan sia davvero in una zona conveniente. Il giardino del castello non era completamente deserto, anzi, abbastanza popolato da fotografi, gente che portava a spasso il cane, e pure un gruppo di ragazzi e ragazze seduti sul prato a fare colazione all’alba. Dopo aver immortalato il castello da tutti gli angoli, Lindsey e’ andata a correre mentre io sono tornato in camera per scrivere il resoconto del giorno prima. Un’oretta piu’ tardi, siamo tornati al castello; stavolta siamo entrati. Il giardino interno (dentro le mura, dopo la fossa piena di carpe giganti e cigni altrettanto giganti, anziché coccodrilli) e’ alquanto grande e adornato da ciliegi in fiore. Abbiamo pianificato bene le cose in modo da arrivare in questa regione proprio nel mezzo della fioritura dei ciliegi, uno spettacolo da non perdere. Ci sono i classici fiori bianchi e piccoli, ma anche bianchi e grandi e rosa enormi. Quello nella foto del castello di Matsumoto ha i fiori piccoli. Essendo ormai mezza mattinata il castello si e’ riempito di turisti e gente locale. Dopo un po’ di tempo speso a fotografare il giardino siamo entrati nel castello per una lezione di storia giapponese; abbiamo imparato le origini del castello e la sua architettura. Era stato costruito dallo
Shogun locale perché temeva un attacco che non e’ mai arrivato.
Dopo il castello abbiamo visitato il museo affianco che offre sia un po’ di storia del luogo che storia generale giapponese con reperti di varie epoche. Abbiamo pranzato in un localino vicino dove abbiamo diviso un hamburger giapponese (15 cm di diametro) molto saporito. Dopo pranzo, e per il resto della giornata abbiamo girato tutta la città a piedi. Matsumoto ha circa 300 mila abitanti, ma sembra di essere in un paese molto piu’ piccolo. La gente e’ rilassata e lo stress della città non si sente.
Dopo essere rientrati al Ryokan per un pochino a decidere le tappe del giorno successivo siamo usciti nuovamente. Per la cena abbiamo trovato un Soba Shop, dove il proprietario (eravamo i soli) ci ha preparato le ciotole di Soba da zero. Alla fine della cena eravamo d’accordo sul fatto che quella era la migliore Soba che abbiamo mai mangiato. Abbiamo preparato i bagagli e siamo riusciti ad essere a letto per le 22:00, l’indomani la sveglia suona alle 6:00.